Il mercato immobiliare italiano ha subito un duro colpo dalla pandemia da nuovo coronavirus, con i dati OMI che manifestano un arretramento del 15,5% tendenziale nel primo trimestre 2020. Tuttavia, l’interesse degli italiani nei confronti del mercato residenziale non sembra essersi fermato o sopito. E anche se i dati dell’evoluzione delle compravendite abitative nel secondo trimestre si preannunciano piuttosto negativi, non sorprende che – secondo i dati CRIF e secondo l’Osservatorio MutuiOnline – le richieste per i mutui per l’acquisto della prima casa siano cresciuti, in termini relativi, rispetto al periodo di confronto precedente.
Surroghe ancora in testa, ma crescono i mutui prima casa
Anche se i mutui per la prima casa sono in crescita, nel trimestre terminato a maggio 2020 la parte del leone sembrano farla ancora le surroghe, i finanziamenti per sostituzione, ora pari al 64,2% del totale, pur in lieve arretramento rispetto al primo trimestre 2020, quando ammontarono al 65,5%. Il ritmo tendenziale è comunque quello più alto dal 2006, con un 65% nel 2020 contro il 55,6% del 2019.
Insomma, anche in questo frangente temporale, sembra proprio che le surroghe continuino a trainare il mercato dei finanziamenti immobiliari, e siano in grado di farlo con un ritmo piuttosto sostenuto. Evidentemente, la platea di mutuatari interessati a sostituire il proprio finanziamento con un’altra linea di credito economicamente più conveniente non si è esaurita, e si va ad affiancare a quella platea di chi aveva beneficiato della surroga in tempi meno recenti, e scopre oggi nuove occasioni per poter beneficiare economicamente di tale opportunità.
Mutui prima casa, prevale uno scontato appeal del fisso
In termini relativi, però, i mutui prima casa iniziano ad erodere qualche punto percentuale sul totale della torta dei finanziamenti casa. E così, nel trimestre a maggio 2020 i mutui per la prima casa sono stati pari al 36,4%, contro il 30,9% del primo trimestre dell’anno, un periodo che è stato particolarmente influenzato dall’esplosione della crisi da COVID-19, tra il mese di febbraio e quello di marzo.
In tale scenario, è piuttosto assodata la preferenza degli italiani nei confronti del tasso di interesse fisso. Nel trimestre conclusosi nel mese di maggio, infatti, le richieste di mutui a tasso fisso hanno coperto il 95,1% del totale delle richieste, contro il 93,1% del trimestre precedente. Un dato che non sorprende: oggi giorno il differenziale tra i tassi fissi e i tassi variabili sono ridotti ai minimi termini, ed è innegabile la tentazione di congelare l’onerosità del proprio mutuo attraverso un tasso certo per l’intera durata del piano di ammortamento, in un contesto in cui i tassi a cui chiudere il proprio mutuo sono praticamente irripetibili.
I mutui sono sempre più lunghi
Tra le altre principali evidenze statistiche rileviamo anche una maggiore estensione media dei finanziamenti ipotecari. Nel corso del trimestre terminato a maggio, infatti, i mutui a 30 anni hanno costituito una quota pari al 24,8% del totale, contro il 22,6% dei primi tre mesi dell’anno, mentre i mutui a 25 anni sono passati dal 18,8% al 19,5%.
Per quanto concerne invece l’erogato, vengono confermate le stesse tendenze: i mutui a 30-40 anni hanno rappresentato il 22,2% delle concessioni bancarie contro il 19,1% dei precedenti tre mesi, mentre i mutui a 25 anni hanno rappresentato il 17,6% contro il 17,4% del trimestre precedente.